venerdì 8 marzo 2013

8 MARZO - Giornata di festa e di impegno per le donne

Oggi, come saprete, care lettrici e cari lettori del Giornalino, è la festa della donna. Quali sono le origini di questa festa?
La celebrazione si è tenuta per la prima volta negli Stati Uniti nel 1909 e in Italia nel 1922 (anche se nel nostro Paese inizialmente coincise con il 12 marzo, giornata in cui cadeva la prima domenica dopo l’8 marzo). Da allora si ricordano le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, ma anche le discriminazioni e le violenze che le riguardano ancora in alcune parti del mondo. 
Le origini di questa festa risalirebbero al 1908, quando un gruppo di operaie dell’industria tessile Cotton di New York scioperarono per protestare contro le condizioni in cui lavoravano. Dopo alcuni giorni di conflitto con le maestranze, l’8 marzo il proprietario, per ritorsione, bloccò tutte le porte di uscita dello stabilimento. Quel giorno scoppiò un incendio che uccise 129 di loro. Successivamente questa data fu proposta da Rosa Luxemburg come giornata di lotta internazionale a favore delle donne.  
In realtà, secondo alcuni, si farebbe in realtà confusione con un’altra tragedia verificatasi a New York, quando il 25 marzo 1911 morirono 146 lavoratori (per la maggior parte giovani donne immigrate dall’Europa) durante l’incendio della fabbrica Triangle. Altri dicono che l’evento prenda invece spunto dalla repressione della polizia di una manifestazione sindacale di operaie tessili tenutasi nella medesima città ben prima, cioè nel 1857. 
L’8 marzo è però una data davvero rivoluzionaria. In quel giorno del 1917, a San Pietroburgo, le donne marciarono lungo le strade per il «Pane per la Pace», chiedendo a gran voce la fine della guerra e manifestando per i propri diritti. Evento che in Russia diede origine alla Rivoluzione di Febbraio, alla successiva destituzione dello zar Nicola II e all’attribuzione del diritto di voto alle donne stesse. 
Neanche 100 anni fa, diritti che ormai nessuno si sogna di mettere neanche in dubbio, come il diritto all’istruzione, al lavoro, alla proprietà e al voto, erano motivi di lotta accesa. L’acquisizione del diritto di voto, per esempio, vera cartina tornasole dell’emancipazione femminile, è stato anche nel mondo occidentale un percorso difficile. Perché se è vero che in Gran Bretagna e negli Stati Uniti venne conquistato dalle donne relativamente presto (rispettivamente nel 1918 e nel 1920) è altrettanto vero che nella civilissima Svizzera e in Portogallo esso risale solo al 1972. Purtroppo però la lotta nel mondo per questo diritto fondamentale non è ancora finita. Vale la pena ricordare che, nonostante Organismi e Conferenze internazionali abbiamo definito più volte come imprescindibile il diritto al voto, i Paesi in cui le donne ancora non votano sono molto numerosi. In Italia il diritto di voto è stato esteso alle donne nel 1946, ed è stato il primo passo verso l’emancipazione delle donne italiane. A questo importante provvedimento legislativo hanno fatto seguito numerosi altri interventi. Forse i più importanti, poiché intervengono negli ambiti della famiglia e del lavoro, sono stati: la legge sul Diritto di Famiglia nel ‘75, che introduce parità tra uomini e donne nell'ambito familiare; e le leggi sulla Parità salariale('57) e sulle Pari Opportunità (’91), che rimuovono, da un punto di vista legislativo, le discriminazioni esistenti nel mondo del lavoro. Nel nostro Paese resta comunque ancora molto da fare, per raggiungere un’effettiva parità tra i sessi. Nel mondo del lavoro per esempio, nonostante le donne abbiano in media un livello di scolarizzazione superiore rispetto agli uomini, difficilmente ricoprono posizioni dirigenziali. Minore anche la percentuale di donne libere professioniste e imprenditrici. Stesso discorso e stessa discriminazione uomo/donna anche riguardo i livelli retributivi, per i quali lo scostamento generale degli stipendi, a parità di mansione, è di circa il 27%. Fortunatamente le statistiche dimostrano che, soprattutto per quanto riguarda le nuove occupazioni e le generazioni più giovani, le discriminazioni nel mondo del lavoro stanno progressivamente scomparendo, per il bene delle donne e del Paese intero.
In Italia il diritto di voto è stato esteso alle donne nel 1946, ed è stato il primo passo verso l’emancipazione delle donne italiane. A questo importante provvedimento legislativo hanno fatto seguito numerosi altri interventi. Forse i più importanti, poiché intervengono negli ambiti della famiglia e del lavoro, sono stati: la legge sul Diritto di Famiglia nel ‘75, che introduce parità tra uomini e donne nell'ambito familiare; e le leggi sulla Parità salariale('57) e sulle Pari Opportunità (’91), che rimuovono, da un punto di vista legislativo, le discriminazioni esistenti nel mondo del lavoro.
Nel nostro Paese resta comunque ancora molto da fare, per raggiungere un’effettiva parità tra i sessi. Nel mondo del lavoro per esempio, nonostante le donne abbiano in media un livello di scolarizzazione superiore rispetto agli uomini, difficilmente ricoprono posizioni dirigenziali. Minore anche la percentuale di donne libere professioniste e imprenditrici. Stesso discorso e stessa discriminazione uomo/donna anche riguardo i livelli retributivi, per i quali lo scostamento generale degli stipendi, a parità di mansione, è di circa il 27%.
Fortunatamente le statistiche dimostrano che, soprattutto per quanto riguarda le nuove occupazioni e le generazioni più giovani, le discriminazioni nel mondo del lavoro stanno progressivamente scomparendo, per il bene delle donne e del Paese intero.

 Perché la mimosa è il simbolo della festa?  
Anche in questo caso la storia è controversa. Sembra che in Italia l’idea di eleggere il fiore a simbolo della ricorrenza sia da attribuire all’iniziativa risalente al 1946 delle femministe Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei le quali, venute a sapere che il vicesegretario del Pci Luigi Longo intendeva regalare nel giorno della ricorrenza tutta al femminile delle violette, suggerì di cercare un fiore più povero e più diffuso nelle campagne. Scelta probabilmente dettata dalla stagionalità e da un fattore di gusto e di colore.  
Tuttavia,  quest'anno ci saranno meno mimose a disposizione. Ma non c’entra la crisi, è tutta colpa delle temperature. Il freddo e la pioggia degli ultimi giorni, infatti, hanno ritardato la fioritura della pianta simbolo della Festa provocando una flessione pari a un terzo della produzione totale. 

La festa della donna oggi  
La Festa della donna quest’anno sarà all’insegna della prevenzione e della difesa della salute. Numerosi in tutta Italia i progetti dedicati al benessere femminile. A Milano l’Andos (Associazione nazionale donne operate al seno) ha messo in atto un’iniziativa in collaborazione con diverse strutture ospedaliere per visite senologiche gratuite dal 4 all’8 marzo. All’Ospedale San Camillo di Roma si può approfittare di un vero e proprio pacchetto prevenzione per donne dai 40 ai 60 anni, con mammografie, visite senologiche e ginecologiche, pap test e test dell’Hpv. L’Aied (Associazione italiana per l’educazione demografica) offre a Napoli per oggi un Open Day di prevenzione, con visite ginecologiche, senologiche e pap test. 
Qui a Genova, la festa assume le vesti di un impegno politico: mai più donne-oggetto nelle pubblicità e nelle campagne di marketing visibili sui muri di Genova. Questo è l’obiettivo dell’assessore comunale ai Diritti, Elena Fiorini, che ha annunciato «una modifica del regolamento comunale sulle affissioni» presentando questa mattina a Palazzo Tursi le iniziative per la Festa della Donna. «Sarà costituita dal Comune una nuova commissione, con la collaborazione delle associazioni femminili cittadine, per regolamentare in modo nuovo l’uso della donna nelle pubblicità e nel marketing», ha spiegato Fiorini. Il Comune di Genova ha già aderito alla convenzione nazionale “No More” contro il femminicidio e la violenza sulle donne, e alla risoluzione 2038 del Parlamento europeo per dire basta alla donna-oggetto nelle campagne promozionali.
Proprio il tema del femminicidio e della violenza sulle donne non deve essere dimenticato in questo giorno di festa: porre fine a questa piaga che non accenna a guarire è il vero impegno che oggi la società si deve assumere. Il nostro Giornalino si è occupato varie volte di questo tema, potete trovare QUI i vari articoli della nostra inchiesta. 
Anche per quel che riguarda la rappresentanza femminile in Parlamento ci sono novità:  la Festa della donna si celebra quest’anno con un aumento del 47% della presenza femminile in Parlamento, dove quasi un neo eletto su tre (31%) è donna, ma in altri settori come giustizia, authority, università e ricerca le «quote rosa» sono ancora al lumicino. Secondo la Coldiretti, che ha commissionato la ricerca, l’aumento della rappresentanza rosa in parlamento rappresenta «un profondo cambiamento che avvicina l’Italia ai migliori standard europei e mondiali». Valori superiori si registrano solo tra le elette alla Camera in Spagna (38%) ed in Germania (32 %). 
La Redazione

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