IL NOSTRO VIAGGIO

Il nostro giornalino vuole ospitare i racconti e le emozioni delle ragazze e dei ragazzi che, dai loro paesi, sono arrivati tra noi. Il materiale è stato finora realizzato durante i laboratori di Italiano L2 (livello B1) tenuti dalle professoresse Simona Cosso, Gloria Vaccaro, Paola Bussetti, Federica Lo Forte, Danila Merlano. Gli studenti che hanno realizzato questo percorso non desiderano siano pubblicati i loro nomi, ma noi idealmente li abbracciamo tutti e li ringraziamo per aver voluto condividere con noi le loro testimonianze, il dolore per il distacco, la speranza di un futuro sereno.



***

Come introduzione inseriamo la bellissima poesia "Ode alla casa abbandonata" di Pablo Neruda che le insegnanti hanno letto insieme ai ragazzi, le prof. in italiano e gli studenti in spagnolo:



Oda a la casa abandonada

Casa, hasta luego !
No .
puedo decirte
cuando
volveremos:
maiiana o no maiiana
tarde o mucho mas tarde.

Un viaje mas, pero
esta vez
yo quiero
declrte
cuanto
amamos
tu corazon de piedra:
qué generosa eres,
con tu fuego
ferviente
en la cocina
y tu techo
en que cae
desgranada
la lIuvia
como si resbalara
Ila musica del cielo !

Ahora
cerramos
tus ventanas
y una opresiva
noche prematura
dejamos instalada
en las habitaclones.
Oscurecida
te quedas viviendo,
mientras
el tiempo te recorre
y la humedad gasta poco a poco tu alma.

A veces una
rata
roe, levantan los papeles
un murmullo
ahogado,
un insecto
perdido
se golpéa,
ciego, contra los muros,
y cuando
lIueve en la soledad
tal vez
una gotera
suena
con voz humana,
como si alli estuvìera
alguien lIorando.

Solo la sombra
sabe
los secretos
de las casas cerradas,
solo
el viento rechazado
y en el tec;hola luna que florece.

Ahora,
hasta luego, ventana,
puerta, fuego,
ì agua que hierve, muro!
Hasta luego, hasta luego,
cocina,
hasta cuando
volvamos
y el reloj
sobre la puerta
otra vez continue palpitando
con su viejo
corazon y sus dos
flechas inutiles
clavadas
en el tiempo.

Pablo Neruda
Ode alla casa abbandonata

Casa, arrivederci !
Non
posso dirti
quando
torneremo:
domani oppure no,
tardi o molto più tardi.

Un altro viaggio, ma
questa volta
voglio
dirti
quanto
amiamo
il tuo cuore di pietra:
quanto sei generosa,
con il tuo fuoco
acceso
là in cucina
e il tuo tetto
su cui cade
sgranata
la pioggia
come se scivolasse
la musica dal cielo!

Ora
chiudiamo
le tue finestre
e una oppressiva
notte prematura
lasciamo sistemata
nelle stanze.
AI buio
domani vivendo,
mentre
il tempo ti percorre
e l'umidità consuma piano piano la tua anima.

A volte un
topo
rosicchia, s'alzano le carte
un sussurro
soffocato,
un insetto
smarrito
si scontra, .
cieco, contro i muri,
e quando
piove nella solitudine
forse
una gocciolatura
suona
con voce umana,
come se Il ci fosse
qualcuno che piange.

Solo l'ombra
conosce
i segreti
delle case chiuse,
solo
il vento rifiutato
e sul tetto la luna che fiorisce.

Ora,
arrivederci, finestra,
porta, fuoco,
acqua che bolle, muro!
Arrivederci,arrivederci,
cucina,
fin quando
torneremo
e l'orologio
sopra la porta
di nuovo continui palpitando
col suo vecchio
cuore e le sue due
lancette inutili
inchiodate
nel tempo.

Pablo Neruda


***

Queste le riflessioni e ricordi suscitati dalla lettura della poesia nei ragazzi circa la loro casa nel paese d'origine:

Ricordi della mia prima casa


La casa che avevo nelle Filippine era piccola ma per me sufficiente.In quella casa ho ricordi semplici ma cari.Quella casa dove passai i giorni più indimenticabili della mia vita, dove ho imparato a scrivere,leggere,parlare e soprattutto  a camminare.In quella casa c’erano tre stanze e io stavo su quella più grande.
§§§
Mi ricordo che la mia casa era in campagna a Guayaquil, vivevo con i miei zii e i miei nonni.La mia non era una semplice casa…assomigliava di più a una fattoria ed era tra le cose che più adoravo.La mia casa era circondata di piante,orti e uccelli, la mia “fattoria” aveva maiali,cavalli,galline,cani,gatti e asinelli.Io adoravo cavalcare i cavalli,adoravo stare con i miei zii ed adoravo rincorrere i cani e i maialini che c’ erano.Il mio angolo di casa preferito era il giardino pieno di amache,piante e uccellini che cinguettavano.Là faceva sempre caldo e quindi era bello stare fuori e quando pioveva mi piaceva ballare sotto la pioggia con i miei cugini e mi divertivo moltissimo.Avevo molti giocattoli che mi mandavano i miei genitori dall’ Italia,ma mi divertiva di più  giocare all’ aperto.
 §§§
Quando sono arrivato in Italia ero ancora molto piccolo, avevo circa 3 anni. Sono venuto con mio padre. Mia madre era già qui, in Italia ,  da un anno e aveva già affittato una casa in cui potevamo andare mio padre e io. Lì  ho vissuto per 10 anni, finché un giorno abbiamo deciso di partire per l’Ecuador per le vacanze. Quando siamo ritornati abbiamo trovato un’altra casa io e mia madre; mio padre è rimasto in Ecuador per motivi familiari. A me non importava cambiare  la casa,  ma mi importava con chi vivevo, cioè con mia madre.
§§§
Il mio ricordo più intimo è legato alla mia camera, perché in quel posto ho lasciato varie cose, i miei primi giochi e le mie solite abitudini. Avrei voluto non cambiare casa perché rappresenta  la mia infanzia, il mio rifugio nelle mie giornate più tristi e anche belle. Nella mia prima casa ho un ricordo vago ma nonostante tutto bello.  
§§§
Quando ero piccola, nella mia prima casa, ero più affezionata alla mia cameretta perché mi ricordo che era piena di giocattoli . Allora passavo tutte le giornate in camera mia insieme a mia sorella. Io ho anche tanti fratelli, a volte venivano a casa i miei cugini però non mi piaceva stare con loro perché erano più grandi. Poi sono cresciuta, quando andavo a scuola avevo tante amiche, un giorno mia madre e mio padre avevano deciso di trasferirsi e io non volevo cambiare casa perché avevo tanti amici però ho dovuto accettarlo e allora abbiamo cambiato casa. Ma sinceramente preferisco dove abito ora.



 ***

Ed ecco una raccolta di brevi memorie scritte dai nostri compagni sul loro viaggio di emigrazione in Italia:

In viaggio verso l’Italia

Sono partita dalla Romania un giorno di Febbraio di due anni fa. Prima di partire ho dovuto salutare le mie migliori amiche con cui ho condiviso tutto, anche le lacrime. Ho dovuto salutare anche mio padre e mio cugino. Ero consapevole di quello che avevo scelto. Pensavo a come affrontare il mio primo giorno di scuola perché l’avrei iniziata in meno di tre settimane. Ero terrorizzata all’idea di parlare un’altra lingua di cui non sapevo nemmeno dire “Ciao,come stai?”. Sapevo che sarebbe stato difficile ma ero molto fiduciosa.
§§§ 

Il mio viaggio è stato una sorpresa per me o per meglio dire una brutta notizia. Era un giorno come tutti gli altri, arrivata da scuola, vidi mia mamma parlare al telefono con il suo compagno. Quando finì di parlare, mi ha chiesto se per me andava bene trasferirci a Genova.Avevo detto subito sì non perché volevo venire, ma per renderla felice. Dopo 5 mesi è venuto, con un camion, il compagno di mia madre e la mattina dopo abbiamo caricato tutti i nostri mobili e siamo partiti tutti e tre con il camion. E’ stato molto difficile abbandonare tutti e tutto; avevo vissuto tutta la mia infanzia sempre con le stesse persone, e se anche mi trovo benissimo qui, a volte mi manca tutto del mio paese

§§§

Per me era un giorno normale come tutti gli altri non pensavo a niente ma in fondo ero piena di emozioni di sentimenti che si scontravano, non avevo ancora capito che in quel giorno la mia vita cambiava totalmente. Stavo lasciando tutto quello che fino a quel giorno avevo costruito : la mia scuola, la mia famiglia,  i miei amici……. tutti i miei ricordi. Quella mattina mi sono svegliata  ho fatto le stesse cose che facevo tutte le mattine: ho mangiato, ho salutato i miei nonni come al solito per andare a scuola, sono salita in macchina e non pensavo a niente,  mi ha accompagnata mia zia . Siamo arrivate all’aeroporto e abbiamo preso l’aereo insieme fino a Bogotà poi ho preso l’altro aereo e lei è tornata a casa . Ho continuato il viaggio da sola .  Quando ero sull’aereo mi sono venuti troppi pensieri in testa ma gli ho ignorati preferivo non pensare a niente.Quando sono arrivata in Francia c’erano delle hostess che mi aspettavano, sono stata tutto il giorno in un hotel e alla sera sono andata a prendere l’altro aereo. Arrivata in Italia c’era mia sorella che mi aspettava con mio nipote e suo marito . Durante il percorso fino alla loro casa guardavo tutto e mi sembrava molto strano… purtroppo non vedevo niente di bello.Sono arrivata a casa e c’erano i miei genitori  e mio fratello ; quello è stato il momento più bello perché mi mancavano moltissimo . Il giorno dopo ho iniziato a capire tante cose, ma allo stesso modo non capivo niente . Ero molto triste mi mancava tutto . Sentivo come se mi avessero rubato la mia vita , qui non c’era la stessa gente con cui ero abituata a vivere  nè gli stessi posti in cui sono cresciuta . All’inizio è stato duro,  ora un po’ meno, sono passati due anni e non mi  abituo,  ma so che se sono qua un motivo c’è,  so che tutto nella vita succede con uno scopo e che prima o poi dobbiamo crescere e capire che forse Dio ha per noi qualcosa di meglio di quello che noi ora non capiamo.

§§§

Il mio viaggio è stato lungo e faticoso sono partita dall’Ecuador il giorno 17|03|10 lasciando a i miei amici e la mia famiglia.Mi è dispiaciuto di più lasciare i miei nonni e mio cugino preferito.Sono partita quando avevo 14 anni, ho fatto il viaggio da sola con una HOSTESS poi mi sono trovata con miei amici sull’aereo.Quando sono arrivata qui a Genova mi “ha preso” mia madre e mia zia è stato troppo bello.

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Avevo dieci anni quando lasciai il mio Paese, ero piccola ed ero molto affezionata a i miei nonni, quando mia madre mi lasciò ero molto piccola e per tutti quegli anni ero vissuta insieme a loro.In Ecuador avevo i miei amici, andavo a scuola, giocavo nel tempo libero e amavo andare al mare. I clima era sempre caldo ed era bellissimo stare lì. La mia infanzia è stata un’esperienza bellissima.Quando i miei genitori mi vennero a prendere ero felice perché, anche se la metà della mia infanzia l’avevo vissuta con i nonni,  sapevo che loro sarebbero stati la fase più bella nella mia adolescenza. Avevo bisogno anche di loro, ma allo stesso tempo ero triste perché lasciavo i nonni. Quando arrivò l’ora di partire piansi tantissimo per i nonni.Quando arrivò l’ora di partire con i miei genitori prendemmo l’aereo e dopo 16 ore arrivammo in Italia, lo immaginavo un paese bellissimo ed ero felice e…. lo sono anche adesso dopo 5 anni. Oggi sono più felice che mai, ho i miei amici, mi trovo bene nei miei studi, amo la mia famiglia, ma mi mancano i miei nonni. La vita continua e porterò sempre con me i bellissimi ricordi della mia infanzia.

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Il mio viaggio verso Italia è stato nel Luglio 2010.Sono venuto in macchina con i miei genitori e con mio fratello. Ero molto contento, volevo provare nuove cose, imparare un’altra lingua, conoscere altre persone…Il viaggio è durato più o meno 15 ore…Sono partito alle 11 di sera e e arrivato alle 2 nel giorno successivo a Genova. Non mi sono mai addormentato durante il viaggio.

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Il mio viaggio è stato qualcosa di inaspettato. Mia madre mi ha detto che già avevamo i posti sull’aereo e che avremmo viaggiato con l’hostess.Prima di partire, all’aeroporto c’erano tutti i miei famigliari e amici. Quel giorno ho pianto molto; ho dovuto salutare: mio padre, i miei zii, i nonni, ma soprattutto ho dovuto salutare la mia migliore amica.Dopo averli salutati siamo salite sull’aereo e abbiamo fatto un lungo viaggio, ma io sono stata sveglia perché non mi veniva sonno. Abbiamo fatto scalo in Spagna e dopo 2 ore siamo arrivate a Milano e adesso eccomi qui in Italia con nostra madre.Mi piace l’Italia, ma Ecuador non la dimenticherò mai, adesso sono con mia madre e le mie sorelle e sono felice.


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